giovedì 12 febbraio 2009

Tanto per dire...


La provocazione, forse, non è nuova.

Arriva da una mia vecchia amica, reincontrata su facebook poche settimane fa e si basa su un concetto molto semplice: se il costo dei crocifissi negli edifici pubblici italiani fosse investito in maniera diversa, si ptrebbe fare qualcosa di interessante, come arginare -seppur di poco- la fuga di cervelli.

A titolo di esempio: se valutiamo (e si arrotonda per difetto) il costo di un crocifisso in circa 2€, moltiplicando tale valore per il numero di classi in Italia (dato appreso dal sito www.istruzione.it) si ottengono 695842 € che potrebbero essere stati staccati dal muro e investiti in maniera più proficua. Da questo blando conteggio sono state escluse le aule professori, le presidenze e le bidellerie, ospedali, tribunali e uffici pubblici. Si parla di qualche milioncino. Per carità, non è chissà che cifra, rapportandola ad altri sprechi, ma scuote volutamente le coscienze su un argomento interessante: la presenza di simboli religiosi (e dei valori che rappresentano) all'interno degli edifici pubblici e dei costi di questa presenza. Il discorso si potrebbe agevolmente allargare fino all'ingerenza del potere Vaticano all'interno del nostro Stato ma sarebbe lunga storia da spiegare in un piccolo post da weblog.

Tanto per lanciare il primo sasso, sempre prendendo spunto dai commenti presenti nella bacheca del gruppo Facebook in questione, cito la Costituzione italiana:

Art. 7
Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.

Art.8
Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.

Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano.


Penso sia sufficiente come spunto - la parola ai commenti e al link:

http://www.facebook.com/group.php?gid=74659832424

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